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Intervista al Presidente Regionale al termine del suo mandato

Giampietro Corso ha fatto la sua scelta. Da uomo di parola com’è sempre stato ha deciso di non candidarsi più al termine del suo mandato del quadriennio 2016-2020 alla presidenza del Comitato Regionale Veneto.
La speranza è che magari possa ripensarci perché di dirigenti come lui il tennistavolo ha grande bisogno, ma in questo momento è soprattutto doveroso tracciare con lui un bilancio di questi quattro anni.
“Quattro anni che considero eccezionali – sottolinea Giampietro – perché sono riuscito a realizzare assieme al mio consiglio l’80 per cento di quanto promesso nel programma elettorale con cui ci eravamo presentati soprattutto per quel che riguarda l’attività giovanile.
Il settore maschile era al palo e quello femminile quasi scomparso. Ma siamo riusciti a far ripartite il nostro movimento soprattutto grazie ad alcune società che hanno lavorato nelle scuole prime fra tutte S. Bartolomeo, Bentegodi, Sarmeola, Colognola, ma non solo loro, e i risultati di questo lavoro non si sono fatti attendere. Da parte nostra abbiamo assegnato dei contributi in funzione dei risultati. Per l’attività giovanile abbiamo messo in campo dai 25 ai 30 mila euro l’anno. Oltre ai contributi abbiamo promosso numerosi stage con i nostri tecnici e la partecipazione a importanti tornei nazionali come la Coppa delle Regioni, Trofeo Transalpino, Ping Pong Kids, Trofeo Coni, ma anche internazionali come quello di Linz Austria e Opatjia Croazia”.
Con la presidenza Corso sono state introdotte anche importanti novità per quel che riguarda l’impostazione e la formula dei tornei e dei campionati che era sempre rimasta la stessa per vari decenni.
“Di questo devo dire che sono davvero soddisfatto. Questo comitato è riuscito a stravolgere le vecchie forme delle gare giovanili facendo giocare ragazzi e ragazze nella stessa gara in funzione del livello di gioco e per tutte le posizioni, e questo ha fatto crescere tutti i nostri giovani.
Ma anche per quel che riguarda l’attività promozionale con i più piccoli e le prime racchette siamo riusciti a organizzare campionati dedicati all’attività promozionale. Anche i tempi dei tornei sono stati ridotti rispondendo anche alle esigenze delle famiglie dei ragazzi.
A livello di campionati a squadre abbiamo avuto il coraggio di introdurre la mini swaythling e devo dire che questa formula ha avuto grande successo e verrà mantenuta visti gli indubbi vantaggi che essa ha portato”.
Fra i meriti di Giampietro va riconosciuto da tutti quello di essere stato davvero il presidente di tutte le società.
“Fin dal primo giorno del mio mandato ho cercato di unire tutto il tennistavolo veneto. Spero che questo mi possa essere riconosciuto e sarei curioso di poter ricevere un riscontro in tal senso da parte delle società venete.
Credo che in questi quattro anni nessuna società possa dire di essere stata lasciata da sola perché quando qualcuna ha avuto un problema ho sempre fatto il possibile per risolverlo. Al termine di questi quattro anni spero di aver lasciato un veneto più unito. Le divisioni non hanno mai portato da nessuna parte. Siamo uno sport piccolo che ha bisogno solo di unità, di società che remino tutte dalla stessa parte per far crescere il nostro movimento”.
Nonostante il desiderio di Giampietro di chiudere la sua esperienza alla guida del CRV, da più parti si auspica un ripensamento da parte sua proprio per le qualità anche umane dimostrate in questi anni.
“Ho già dato esattamente 14 anni della mia vita al Comitato. Nel 2002-2004 ho sostituito Federico Marcassa nella commissione campionati dove ricordo che facevo tutte le classifiche regionali con un programmino aces. Nel 2004 ho fatto il consigliere regionale e nel 2008 con la presidenza Zanetti ho svolto un ruolo piuttosto impegnativo all’interno del consiglio, dato il poco tempo a disposizione del presidente. Fino a quest’ultimo mandato dove sono stato sempre in prima linea. Nonostante questo, non posso dire che non mi dispiaccia lasciare perché davvero ho fatto tutto questo con grande entusiasmo e passione perché mi diverte molto. Ma è anche giusto lasciare spazio ad altri”.
Cosa farà da grande Giampietro?
“Tornerò a fare il tecnico dei ragazzini alla S. Bartolomeo. Nei primi tre anni del mio mandato avevo dovuto abbandonare questo impegno che però ho ripreso nell’ultimo anno. Stare con i ragazzi mi mancava troppo. Io non gioco e non ho figli che giocano ma mi sono appassionato al tennistavolo da amatore fino dall’età di 8 anni nel mio patronato. Nel mio piccolo ho dato vita a una società che è arrivata a contare un’ottantina di tesserati e a disputare un campionato a squadre di serie B con le sole sue forze, con dei ragazzi nati e cresciuti nella società. Tornare a riassaporare queste sensazioni sono sicuro che mi ridarà nuove motivazioni”.